Non ce la faccio

Non ce la faccio. Ci ho provato diverse volte ma niente da fare, non ce la faccio. Io sono un operaio e, nei momenti in cui mi sento poco motivato nel mio lavoro, incomincio a volare con la fantasia e provo ad inventarmi un'alternativa, un lavoro che mi trascini via dalla fabbrica e da tutte le sue logiche, che possa darmi soddisfazione e con il quale io possa realizzarmi. Ma non ce la faccio, è più forte di me, proprio non ci riesco.

Eppure mi guardo intorno e vedo tanta gente che c'è riuscita, che ha raschiato il barile della propria creatività e si è messa al servizio degli altri. Io sono profondamente credente, sono cattolico ma nello stesso tempo sono anche un uomo di scienza, credo in Dio ma credo anche che tutto ciò che appartiene allo scibile umano possa e debba avere una dimostrazione. È questa forse una contraddizione in termini? No, è solo un modo di tenere separate le due cose. La dott.ssa Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern, intervistata sull'argomento, affermò che fede e scienza avrebbero potuto coesistere ma che avrebbero dovuto essere tenute ben separate in un essere umano: da una parte la scienza e dall'altra la fede. Più chiaro di così! 

A questo punto, partendo dalla fede, è facile lasciarsi trascinare nella credulità, popolare o meno, e scoprire che c'è letteralmente un mondo costituito da un insieme di persone che fa della propria capacità di vendere un prodotto così inflazionato come la spiritualità un arte. E che, per forza di cose, crede in quest'arte. Qualche esempio? Qualche anno fa sono stato invitato da un'amica ad una serata dedicata  allo Shiat-zu. Il Maestro (maestro!) si è presentato elencando i punti che costituivano il proprio curriculum e, interrogato sugli eventuali poteri di questa medicina alternativa, ha asserito che la pratica dello Shiat-zu avrebbe potuto contribuire a rendere più digeribile la peperonata e a contrastare gli effetti collaterali dei farmaci. Sono una persona intelligente, mi sono alzato e, sotto lo sguardo incredulo degli astanti, me ne sono andato.

Hanno cercato di farmi credere che l'omeopatia avrebbe potuto essere un valido aiuto nella cura contro il cancro (che male può fare un po' di acqua fresca?), che è possibile praticare la meditazione (guidata o meno) per più ore durante la giornata (il mio psicoterapeuta sostiene, ed io non ho motivo di non credergli, il mio psicoterapeuta è un uomo di scienza prima che di fede, che una persona "allenata" riesce ad astrarsi per un tempo che non va oltre i dieci/dodici minuti).

Ci sono persone, infine, molto fantasiose che sostengono che per raggiungere il regno dell"oltre è necessario percorrere il ponte dell'arcobaleno o Antakarana partendo dal settimo chakra posto dodici centimetri oltre la sommità del capo per percorrere in questo modo la griglia (o forse era grata) di san Michele arcangelo.

Due parole a proposito della medicina: non esiste la medicina tradizionale, esiste "solo" la medicina, tutto il resto sono chiacchiere, l'alternativa alla medicina non esiste, la medicina poggia su basi scientifiche solidissime, quando non stiamo bene e' dal medico che andiamo, non dallo sciamano o dal pranoterapeuta, esiste la medicina e tutto il resto sono chiacchiere. Oggettivamente.

E a questo punto, cosa aggiungere? Che l'argomento spiritualità è sempre più inflazionato e nella spiritualità si fa confluire ormai qualsiasi pratica non ortodossa di fede o di religione. Io sono una persona molto democratica e rispettosa degli altri ma a tutto c'è un limite: io aborro con tutte le mie energie maghi stregoni sciamani pranoterapeuti esseri che fanno da tramite per l'oltre (ma di che oltre stiamo mai parlando?) e tutte quelle persone che giocano con la vita e con la morte del prossimo come se si trattasse di una partita a dadi facendosi gioco delle loro debolezze che molto spesso sfociano nella credulità.

Non ci sono mai riuscito e non ci riesco, non riesco a pensare a me stesso come ad una persona che cerca di prendere in giro gli altri per ricavarne un qualche utile, materiale o no. Io non ci riesco, sono un operaio e tale rimarrò, con le mie poche ma solide certezze.


"La legge morale dentro di me ed il cielo stellato sopra di me" 

(I. Kant)

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