Scrittura e catarsi

Nel corso della mia vita ho passato anni a scrivere forsennatamente, una pagina via l'altra, e altrettanti anni a non riuscire a staccare neanche una parola dalla penna. A volte smettevo di scrivere per il semplice fatto che ero troppo preso da altre attività e non riuscivo a dedicarmi alla scrittura in modo fattivo. Oppure perché ritenevo esauriti gli argomenti a mia disposizione da esprimere attraverso la scrittura. Ma il più delle volte ero in un momento della mia vita in cui mi mancavano letteralmente le parole, il mio vocabolario scompariva una parola dopo l'altra ed io rimanevo con un vuoto nella testa che annullava tutto, anche i pensieri più elementari. In questo momento della mia vita sto, un poco alla volta, recuperando le mie parole ed i miei pensieri e sto provando a metterli su carta, in certi momenti mi trovo ad affrontare ostacoli quasi insormontabili ma sento che la cosa è possibile, che la cosa si può fare. Tempo fa scrivevo di getto, avevo un' idea in testa e la sviluppavo senza esitazioni, le parole uscivano da sole facendo sì che la narrazione prendesse corpo molto rapidamente, senza esitazioni, raramente avevo bisogno di apportare delle correzioni sostanziali al testo. Ero molto istintivo, pur non avendo una completa padronanza del mezzo espressivo riuscivo a fare sì che il testo trasmettesse la passione con la quale lo avevo scritto. Non facevo alcuna fatica a scrivere qualche decina di cartelle, per me scrivere era diventato quasi un gioco e, nello stesso tempo, una specie di sfida con me stesso. Poi le cose sono cambiate, nei periodi in cui mi allontanavo dalla scrittura perdevo, quasi senza rendermene conto e senza un motivo apparente, la spontaneità che aveva in qualche modo contraddistinto le mie pagine. Con il passare del tempo sono diventato più riflessivo, misuro in modo quasi maniacale i concetti che voglio esprimere, ricerco uno stile più asciutto, quello che mi rappresenta maggiormente in questo particolare momento della mia vita. Leggo e rileggo, scrivo e riscrivo continuamente, senza sosta, difficilmente pubblico un testo senza averlo passato al setaccio, senza averlo scandagliato completamente. Molto spesso abbandono il testo che sto scrivendo per poi riprenderlo in seguito, dopo averlo maturato sufficientemente, riprendendo concetti che inizialmente avevo abbandonato per provare a dare loro un significato ben preciso in modo tale che l'eventuale lettore, io primo fra tutti, potesse aver ben chiaro ciò che io voglio trasmettere. Questo metodo di scrittura (che per certi versi mi sono autoimposto) è davvero faticoso ma alla fine dà delle belle soddisfazioni.

Credo che la scrittura e la lettura vadano di pari passo, per quanto mi riguarda leggo e rileggo libri che possano darmi gli stimoli giusti, nei quali io mi possa specchiare e rispecchiare. In ogni libro che leggo ritrovo sempre degli spunti di riflessione, degli inviti ad allargare i miei orizzonti mediante esperienze vissute da altri e spesso mi ritrovo nei personaggi e nelle situazioni dei libri che leggo come se mi guardassi allo specchio. Inoltre c'è una specie di condizionamento, spesso sono influenzato dai miei scrittori preferiti, pur rimanendo fedele a me stesso ogni tanto mi accorgo di avere ripercorso orme già segnate da loro.

Ma non è tutto qui, gli sforzi compiuti per ritornare a scrivere nascono dalla mia convinzione che la scrittura abbia una rilevanza in qualche modo catartica e che quindi svolga un importante ruolo di liberazione della mente dal ricordo di eventi passati, di esperienze vissute, di momenti che affiorano dal nostro inconscio. L'esperienza della scrittura diviene in questo modo determinante al fine di una rigenerazione mentale che metta nella condizione di affrontare la vita in modo più sereno e leggero.

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