Arranco
Arranco
stranito e delirante
sostenendomi appena un poco
all'inespugnabile trincea
di assordanti miserie,
un'interminata disperazione
Strascìno
teneramente insensibile
le mie consumate ragioni,
muti brandelli riesumati
in mille notti insonni
desolate, silenziose
Consegno
avvolta in tele informi
una pallida coscienza
al bieco tempo immoto
in livide e vuote stanze
eternamente consacrate all'ozio
E rimango qui
trasportato, finalmente
in balìa della mia presenza
spenta arrendevolezza
monotonia inconsistente
fievoli voci e luci, in lontananza
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